Ippolito Pizzetti, poi, in quel pezzo di vita non solo
guarda : indaga, scopre, ascolta. Come fosse il mare della sua isola. Ogni
radice è una radice che stringe i ricordi ; ogni ramo è la secca
solitudine del grigio, o invece una gemma protesa ai desideri.
Ippolito Pizzetti ha raccolto qui, in questo suo
(libro ? diario ? taccuino ?) “Robinson in città - vita privata di un giardiniere matto”
(Archinto Ed.), la sua avventura oltre i vetri. Tra terrazze e stanze, per
quattro stagioni, le sue emozioni private ; che per questo, più che mai,
si fanno paradigma.
Pizzetti è un noto paesaggista, scrittore e artefice del
verde. Non a caso, quindi, l’autore sarà presente questo week-end al “September
garden. Dai giardini per giardini” di Salsomaggiore, con una conferenza su “Il
giardino e le essenze liberty”, così come per presentare il suo libro (ed anche
oggi...).
Ma queste centoquarantotto pagine, sono di più e altro che
una manciata di righe circondate dalla sua passione per il verde. Nella sua
scrittura immediata e intensa, i colori, la bellezza, che siano di un quadro o
di un poeta, di un brano musicale, di un gatto, una donna, un amico, sono
distillati in sette-otto righe di pensiero e fantasia, ma per narrare
l’esistere. E dunque l’inverno :
suoni duri e rami secchi, freddo e voglia d’affetti e ricordi. La primavera :
incerta e piovosa o splendida di fioriture e promesse, di passione e di amori.
L’estate calda, di vita, anche troppo ; da invitare alla tregua, alla
dolcezza un poco mogia ma tranquilla dell’autunno.
L’importante è sentire (e un sentire non banale), con forza,
tutta la nostra vita, tutta la vita che c’è dentro, in ogni gesto quotidiano di
ogni cielo e stagione. Sempre :
“Mi piace in camera da letto lasciare la finestra aperta
quando non ci sono - scrive Pizzetti - Perché così anche quando non ci sono
giorno per giorno notte dopo notte possono entrare le lune piene le lune mezze
le lune sottili...può darsi che attraverso questa loro traccia ricuperi la luna
le stelle i tramonti...e li ritrovi dentro i sogni”.
(Noi) le isole sono così. Gabbie su un mare da scoprire,
inventare, sognare. Ma gabbie libere, scrive l’autore, se sono quelle, sicure, bagnate
dall’oceano senza onde degli affetti.
Rita
Guidi
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