Foglie ? Sugheri ? Agavi ? Bambù ? Il
dubbio è lecito quanto la certezza, assistendo alla performance verde di Gin
Rebaudi Braga.Nulla a che fare con la pur suadente magia di qualsivoglia
giardino o lo splendore accesso di accostamenti e florescenze, la natura ci
svela, grazie al suo estro, un segreto nuovo : perché insegue il
linguaggio dell’arte, in queste “sculture vegetali” ; titolo, appunto,
della sorprendente mostra, ospitata presso la Galleria Niccoli (fino a venerdì),
e organizzata in collaborazione con la Società Italiana Birdgarden.
Un modo forte, per dire che l’espressione artistica
contemporanea, sempre esigente di nuovo, può contare da ora su un materiale
inedito. Sul gioco estetico, effimero ma non troppo, di una natura snaturata
con eleganza dai luoghi comuni dello sguardo ; eppure gradevole e nostra,
per l’alto contenuto, comunque, di deja-vù.Foglie esatte di agave invitano a un’esplosione di bellezza, zucche aggrovigliate e contorte
ammiccano a un amplesso o inventano una catena, sugheri tranciati di materia
suggeriscono l’infinito, la fuga di un fiore da un verde e tondo cespuglio
accenna all’astratto, e il bambù, esatto come diametri, traspare in un gioco
optical.
Tutto è, insomma, conosciuto e nuovo. Ricetta estraniata di
fine Novecento, che poggia sulla base immediata di un’idea, vi unisce una lunga
esperienza delle cose e la compone di accostamenti nuovi : Gin Rebaudi
Braga lavora così. Qualche mese di prove (tra schizzi e prototipi) per questa
dozzina di sculture, dopo il desiderio di un istante, e lo studio di anni. Dimostratrice e insegnante pluridiplomata e
pluripremiata di composizione floreale (tiene corsi, appunto con la SIB, anche
nella nostra città) e autrice di manuali e libri in proposito, ha tradotto così
un’altra sua esperienza ed esigenza. E svelato un altro (l’ultimo ?) segreto,
nell’invitarci a non scegliere più, se si tratti di scultura o natura.
Rita
Guidi
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